Una storia quasi vera. L’invito

Foto di Rodney Smith. Dettaglio.

Foto di Rodney Smith. Dettaglio.

Il convegno è oggi e io mi sto preparando. Indosso il completo preso per il matrimonio di mia sorella, otto anni fa. Mi sta ancora abbastanza bene.

Ho appena compiuto 53 anni, lavoro nella merceria di quartiere che era dei miei genitori e mia moglie mi ha lasciato. Sono diventato noioso, dice.

Da un anno mi sono iscritto a Facebook. Ho 89 amici, tra cui due assessori e anche il sindaco della mia città.

Ieri ho ricevuto una notifica. L’assessore alle Attività Produttive mi ha invitato al convegno “Politiche del commercio nel nuovo scenario economico”. Ci ho pensato un po’, poi ho confermato la mia partecipazione. Mi sono preparato un discorso sulla storia della mia merceria e sulle difficoltà che sto incontrando. Per esempio, ho da poco licenziato la cassiera e ora mi trovo a far tutto da solo.

Sono già in ritardo, sarei dovuto uscire di casa 12 minuti fa, ma ho dovuto sbrigare delle faccende in negozio prima di esporre il cartello “Oggi chiuso”. Questa è una giornata importante per me. Finalmente mi vengono riconosciuti 30 anni di lavoro.

Al banchetto in ingresso chiedo: “A che ora devo parlare? Sono Pietro Bergamini”, rivolgendomi al ragazzo seduto dietro al tavolo. Lui alza lo sguardo un po’ stranito, mi scruta e dice che non sono nella lista dei relatori.

Non capisco. “Ci deve essere un errore, sono stato invitato dall’assessore personalmente”, spiego. “Ha un invito?” – “Sì, se guarda il pc può controllare l’evento di questo convegno”. Il ragazzo armeggia distrattamente il computer senza capire cosa dovrebbe fare. Allora gli dico: “Deve guardare su Facebook! Lo vede il mio nome? Sono stato invitato” – “Ah, ecco. Capisco”, dice. Poi si ferma, mi guarda e con una strana ironia mi informa: “Signor Bergamini, mi spiace, gli inviti su Facebook non sono validi”, e aggiunge che posso sedermi tra il pubblico, se lo desidero.

Io sono una persona educata e rispettosa. Non voglio fare polemiche, il convegno è già iniziato e può essere interessante. Magari capisco come risollevare la mia attività produttiva, anche se quelli che parlano sono poco più che ragazzi e usano in continuazione parole in inglese.

Ma più passa il tempo più mi rendo conto di esserci rimasto male, ridicolo e fuori luogo nel vestito che indosso. Penso anche alla merceria, rimasta chiusa, e ai miei clienti che non mi troveranno. Ascoltando il convegno mi viene il dubbio che a nessuno interessino veramente le sorti del mio piccolo commercio. Credo che durante la pausa pranzo approfitterò per andarmene.

E poi non si mandano gli inviti se non sono validi. Mi chiedo che senso abbia essere amici così.

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